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autore
brano
 
Cicerone
Della divinazione, II, 33
 
originale
 
33 Haec observari certe non potuerunt, ut supra docui. Sunt igitur artis inventa, non vetustatis, si est ars ulla rerum incognitarum; cum rerum autem natura quam cognationem habent? Quae ut uno consensu iuncta sit et continens (quod video placuisse physicis, eisque maxume, qui omne, quod esset, unum esse dixerunt), quid habere mundus potest cum thesauri inventione coniunctum? Si enim extis pecuniae mihi amplificatio ostenditur idque fit natura, primum exta sunt coniuncta mundo, deinde meum lucrum natura rerum continetur. Nonne pudet physicos haec dicere? Ut enim iam sit aliqua in natura rerum contagio, quam esse concedo (multa enim Stoici conligunt; nam et musculorum iecuscula bruma dicunt augeri, et puleium aridum florescere brumali ipso die et inflatas rumpi vesiculas, et semina malorum, quae in iis mediis inclusa sint, in contrarias partis se vertere; iam nervos in fidibus aliis pulsis resonare alios, ostreisque et conchylus omnibus contingere ut cum luna pariter crescant pariterque decrescant, arboresque ut hiemali tempore cum luna simul senescente, quia tum exsiccatae sint, tempestive caedi putentur;
 
traduzione
 
33 Tutte queste cose non hanno potuto essere osservate con costanza, come ho dimostrato sopra. Sono dunque ritrovati della tecnica, non dell'antichit?, se pure esiste una tecnica riguardante cose sconosciute. Con la natura, poi, quale legame hanno? Anche ammettendo che la natura sia tutta unita da un comune consenso e formi un tutto continuo (so che questa concezione ? gradita ai filosofi della natura, e specialmente a quelli che hanno sostenuto l'unit? di tutto l'essere), che connessione pu? esserci tra il mondo e il ritrovamento di un tesoro? Se l'esame delle viscere mi fa sperare un aumento del mio patrimonio e ci? avviene per effetto della natura, in primo luogo quelle viscere sono connesse con tutto l'universo, in secondo luogo il mio guadagno ? incluso nella natura. Questi filosofi della natura non si vergognano di dire cose simili? Anche se nella natura vi ? una connessione di tutte le parti, cosa che io sono disposto a riconoscere (gli stoici, in effetti, hanno raccolto molti esempi a favore di questa tesi: dicono che i fegatini dei topolini aumentano di volume nell'inverno; che il puleggio arido fiorisce proprio nel giorno del solstizio d'inverno e che le vescichette si gonfiano e si rompono, e che i semi delle mele, racchiusi nell'interno dei frutti, si rivolgono verso direzioni opposte gli uni agli altri; che, inoltre, se si pizzicano alcune corde della cetra, altre risuonano anch'esse; che alle ostriche e a tutti i molluschi accade di ingrossarsi e di diminuire di volume contemporaneamente al crescere e al calare della luna; che si ritiene adatta per il taglio degli alberi la stagione invernale, nel periodo in cui la luna ? calante, perch? il loro legno ? allora ben secco;
 

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